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Implantologia

IMPLANTOLOGIA ORALE –
Odontoiatria restaurativa e conservativa e implantologia
L’implantologia orale è una modalità di trattamento indicata per sostituire gli elementi dentali mancanti o
quelli a prognosi infausta. E’ una terapia affidabile, con un’elevata percentuale di successo, accettata
dalla comunità scientifica e professionale internazionale, che non deve essere considerata come la
soluzione ideale per tutti i casi di edentulia parziale o totale.
Esistono, infatti, diverse opzioni terapeutiche la cui scelta deve tener conto della situazione clinica del
paziente e basarsi su un’attenta valutazione dei benefici attesi e dei possibili rischi.
La realizzazione della riabilitazione implanto-protesica necessita di un intervento chirurgico e della
costruzione di un manufatto protesico che, per essere eseguiti correttamente, richiedono l’uso di
attrezzature idonee e tecnologia dedicata. Per il raggiungimento di un risultato ottimale il clinico deve
verificare la presenza dell’indicazione al trattamento o di eventuali controindicazioni, informare
adeguatamente il paziente, fare le opportune valutazioni anamnestiche, diagnostiche e prognostiche,
mettere in atto i necessari trattamenti preventivi e/o terapeutici capaci di ridurre il rischio di complicanze
e, infine, applicare un corretto protocollo clinico
La chirurgia implantare deve essere eseguita in ambienti strutturalmente idonei con l’ausilio di
apparecchiature tecnologicamente adeguate e di una strumentazione appropriata.
Sulla base delle normative regionali italiane in materia di “requisiti minimi strutturali” indispensabili per il
rilascio delle necessarie autorizzazioni all’esercizio della professione odontoiatrica, non sono previsti per
la chirurgia implantare requisiti strutturali diversi rispetto a quelli richiesti per qualsiasi altra branca
dell’odontoiatria. Per questo motivo non e obbligatorio avere una sala operatoria dedicata, ma e
sufficiente uno studio odontoiatrico in cui vengano rispettate le corrette procedure d’igiene, disinfezione
e sterilita. La dotazione di apparecchiature e strumentazione considerata adeguata all’ottimizzazione
della prestazione clinica prevede: un “riunito odontoiatrico” dotato di buona illuminazione e di
aspirazione chirurgica, un motore chirurgico dedicato, un apparecchio radiografico e lo strumentario
dedicato sterile.
Scopo prioritario dell’odontoiatra e quello di preservare e ripristinare la salute del cavo orale. E
importante sottolineare come le aumentate conoscenze e il miglioramento delle procedure diagnostiche
e terapeutiche in campo odontoiatrico consentano oggi un ampliamento delle possibilità di recupero
degli elementi dentari compromessi; ogni sforzo dovrebbe essere attuato in tal senso, ricorrendo
all’avulsione dentaria solo quando indispensabile.
La riabilitazione protesica, ivi compresa quella supportata da impianti, deve essere rivolta alla
risoluzione di edentulie pregresse o alla sostituzione di elementi dentari irrecuperabili e può essere
realizzata con modalità diverse in relazione alle esigenze dei pazienti e alle loro condizioni cliniche,
sistemiche e locali.
Indicazioni e controindicazioni alla chirurgia implantare
Ogni metodica ha indicazioni e controindicazioni specifiche, evidenzia vantaggi e svantaggi nella sua
attuazione e ha tempi di realizzazione e costi diversi. I costi della riabilitazione risentiranno
inevitabilmente degli investimenti sostenuti dal professionista per assicurarne sicurezza e affidabilità nel
medio e lungo periodo.
Le indicazioni elettive all’utilizzo della terapia implantare sono:
• instabilità e/o mancanza di ritenzione di una protesi mobile;
• instabilità e/o mancanza di ritenzione di una protesi rimovibile;
• disagio psicologico associato alla condizione di portatore di protesi rimovibile;
• riabilitazione fissa di edentulie parziali;
• riabilitazione fissa di edentulie parziali intercalate da più elementi;
• sostituzione di elemento/i in zona visibile;
• sostituzione di uno o più elementi dentali compromessi;
• sostituzione di uno o più elementi dentali in presenza di denti contigui sani;
• sostituzione di uno o più elementi dentali contigui a pilastri protesici inaffidabili;
• riabilitazione fissa dell’intera arcata.
Le controindicazioni assolute sono rappresentate da:
• condizioni sistemiche del paziente che costituiscono un impedimento assoluto a ogni tipo di procedura
chirurgica orale da identificare in modo puntuale;
• crescita scheletrica non completata.
Le controindicazioni relative che sconsigliano la terapia implantare sono rappresentate da:
• condizioni cliniche e stili di vita dichiarati nell’anamnesi remota e prossima e per i quali siano state
indicate dall’odontoiatra le opportune necessita di modifica relativamente al rischio di insuccesso del
trattamento, come ad esempio nel caso di gravi stati di dipendenza da droghe, di deficit fisici e/o psichici
che impediscono o rendono molto difficoltoso eseguire corrette manovre di igiene orale domiciliare, di
fumo eccessivo, di parodontite non trattata o trattata senza successo, di scarsa collaborazione del
paziente, etc.; – presenza di una cresta ossea residua non adatta per quantità, qualità e morfologia ad
accogliere un impianto di dimensioni adeguate alle funzioni da svolgere, ove le procedure chirurgiche
per la correzione di tali condizioni anatomiche risultino non attuabili o soggette ad alte percentuali di
insuccesso o di complicanze;
• inadeguatezza dello spazio necessario per la realizzazione di un manufatto protesico
morfologicamente e funzionalmente idoneo, qualora le procedure per modificare tale situazione non
siano attuabili o lo siano con uno sfavorevole rapporto costo/beneficio.
• Il ripristino di adeguate condizioni di salute dei denti e dei tessuti parodontali
rappresenta la condizione indispensabile da raggiungere prima di sottoporre il paziente a
un trattamento implantare e consente di ridurre alcuni fattori di rischio per la
sopravvivenza a lungo termine degli impianti.
• L’adozione della riabilitazione implanto-protesica deve essere sempre presa in
considerazione, nell’ambito delle opzioni riabilitative disponibili, quando si possa
ipotizzare per il paziente un adeguato risultato funzionale ed estetico a lungo termine
• La chirurgia implantare deve essere eseguita con apparecchiature tecnologicamente
adeguate e con strumentazione appropriata.
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Diagnosi
Prima di procedere ad un trattamento implanto-protesico e importante un’approfondita valutazione
diagnostica basata su un’attenta anamnesi (medica ed odontoiatrica), un esame clinico, esami
radiografici, esami di laboratorio e/o strumentali e uno studio dei modelli in gesso.
L’anamnesi medica permette di raccogliere informazioni sull’eventuale presenza di patologie sistemiche,
sulle terapie mediche seguite e sugli stili di vita (es. inadeguata igiene orale e fumo di sigarette), che
possono comportare un maggior rischio per l’intervento chirurgico e/o per il conseguimento del
successo implantare. L’anamnesi odontoiatrica, invece, consente di conoscere la storia di pregresse
patologie orali, le cause della perdita degli elementi dentari e gli eventuali trattamenti odontoiatrici
effettuati.
L’esame clinico comprende l’esame obiettivo del volto, nell’ambito del quale particolare rilevanza
assume la valutazione della linea del sorriso in relazione alle diverse manifestazioni espressive e
l’esame obiettivo del cavo orale, che permette di verificare, tra l’altro, la condizione di salute o di
patologia delle mucose, dei tessuti parodontali e dei denti residui, il biotipo parodontale, la presenza o
meno di mucosa cheratinizzata, l’occlusione, i rapporti intermascellari, la morfologia e le dimensioni
delle zone edentule, la morfologia dei denti contigui e controlaterali, la posizione dei denti antagonisti, la
presenza di segni di parafunzioni e il grado di apertura della bocca. L’uso della sonda parodontale e
indispensabile per effettuare l’esame clinico parodontale.
Le metodiche radiografiche convenzionali (Rx endorali, ortopantomografia, teleradiografia) in molti casi
forniscono informazioni sufficienti per stabilire la fattibilità del trattamento implantare e la sua
pianificazione.
Esistono tuttavia condizioni anatomo-topografiche in cui e necessario eseguire un accertamento di
secondo livello, rappresentato dalla Tomografia Computerizzata (TC), la quale permette una
visualizzazione tridimensionale delle sedi implantari, insieme a una valutazione approssimativa della
qualità ossea. Questa metodica, poiché ha costi biologici ed economici superiori a quelli degli esami
radiografici convenzionali, e indicata solo quando le informazioni già disponibili non siano sufficienti per
una corretta programmazione.
Gli esami di laboratorio e/o strumentali (esami ematochimici, ECG, ecc.) oppure il consulto col medico
curante/specialista possono rendersi necessari in presenza di patologie sistemiche e/o quando il clinico
lo ritenga opportuno a integrazione delle informazioni anamnestiche e dell’iter diagnostico Lo studio dei
modelli in gesso, montati in articolatore ed eventualmente completati da una ceratura diagnostica,
permette, a discrezione del professionista, una valutazione più accurata della zona edentula e dei suoi
rapporti con i denti contigui e con l’arcata antagonista, consentendo una corretta progettazione protesica
del caso. E’ fortemente raccomandabile, infatti, che il trattamento riabilitativo implanto-protesico parta da
una progettazione protesica.
E’ necessario che il paziente venga adeguatamente informato sulle proprie condizioni cliniche, sulle
varie possibilità riabilitative e sui risultati conseguibili. Pertanto, il colloquio rappresenta lo strumento più
importante e corretto attraverso cui il professionista può comprendere le esigenze e le aspettative del
paziente, le motivazioni che lo indirizzano verso la riabilitazione implanto-protesica e il livello di
collaborazione che può fornire alla soluzione riabilitativa prospettata. Il colloquio consente, altresì, di
fornire corrette informazioni su problematiche cliniche, procedure chirurgiche e protesiche, vantaggi e
svantaggi nei confronti delle altre opzioni terapeutiche, risultati raggiungibili e loro mantenimento nel
tempo, eventuali rischi e possibili complicanze, necessita di controlli successivi, possibilità di insuccessi
precoci e/o tardivi, modalità di intervento in caso di fallimento e criteri di corresponsabilizzazione del
paziente.
La comunicazione verbale deve essere integrata da un consenso informato, preferibilmente scritto, nel
quale si riassume quanto e stato detto al paziente.
• Il trattamento riabilitativo implanto-protesico richiede una preventiva ed attenta
valutazione diagnostica ed una adeguata progettazione protesica.
• Una particolare attenzione deve essere rivolta ai pazienti che abbiano dimostrato
suscettibilità alla malattia parodontale (storia di parodontite) e/o che presentino un’ igiene
orale inadeguata i quali, oltre a essere opportunamente informati delle possibili
complicanze e delle condizioni di rischio associate alla loro condizione, debbono essere
motivati a praticare una corretta igiene orale e sottoposti agli indispensabili trattamenti
dento-parodontali prima dell’inserimento degli impianti.
-Una particolare attenzione deve essere rivolta all’eventuale presenza di patologie
sistemiche, alle terapie mediche seguite e agli stili di vita (es. fumo di sigarette), che
possono comportare un maggior rischio per l’intervento chirurgico e/o per il
conseguimento del successo implantare.
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L’obiettivo prioritario dell’odontoiatra e il mantenimento e il ripristino dello stato di salute del cavo orale,
condizione inderogabile e indispensabile da raggiungere prima di sottoporre il paziente a una procedura
riabilitativa. Per questo motivo la terapia implantare costituisce generalmente una delle ultime fasi del
piano di trattamento. Il ripristino delle condizioni di salute orale, infatti, consente di ridurre alcuni fattori di
rischio per la sopravvivenza a lungo termine degli impianti.
Uno dei requisiti fondamentali per poter ricorrere alla riabilitazione implanto-protesica e quello di avere
un sufficiente volume di osso residuo nelle zone prive di elementi dentari. La carenza di osso può
rendere difficile l’inserimento di impianti di adeguate dimensioni o costringere a compromessi tali da
esporre al fallimento precoce o tardivo della terapia.
Un volume osseo insufficiente è, tuttavia, una condizione molto frequente che, allo stato attuale, può
essere compensato mediante tecniche idonee ad adeguare il volume osseo alle dimensioni implantari.
Le tecniche chirurgiche di incremento osseo, in relazione alle diverse condizioni cliniche, possono
essere eseguite precedentemente o contestualmente al posizionamento implantare. In pazienti
selezionati e in casi particolari, in presenza di una morfologia ossea non ottimale, è possibile ricorrere
all’inserimento inclinato degli impianti, all’utilizzo di impianti di dimensioni ridotte o, nei casi di atrofia
estrema, ad impianti che si adattano alla morfologia ossea residua. Queste procedure non possono
essere applicate indiscriminatamente in tutte le situazioni cliniche.
• Nelle zone prive di elementi dentari che devono essere riabilitate con implantoprotesi, è
fondamentale la presenza di un sufficiente volume di osso residuo. Ove realizzabile e
indicato, è possibile l’applicazione di tecniche di incremento dei volumi ossei prima o
durante l’inserimento dell’impianto o l’uso di impianti di dimensioni, forma e inclinazione
che si adattino all’anatomia ossea residua.
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La riduzione dei tempi di trattamento in terapia implantare e uno degli obiettivi finalizzati a migliorare il
benessere dei pazienti, minimizzando il disagio funzionale, estetico e psicologico correlato alla
mancanza di uno o più elementi dentari.
Le recenti acquisizioni scientifiche sui processi di guarigione del tessuto osseo e le modifiche della
forma e delle caratteristiche di superficie degli impianti hanno permesso una riduzione dei tempi di
integrazione ossea e, quindi, del trattamento.
In pazienti selezionati e in casi particolari e possibile eseguire una protesizzazione precoce o immediata
con o senza carico funzionale, anche se questa procedura e meglio documentata nella riabilitazione di
alcune specifiche edentulie e non può essere applicata indiscriminatamente a tutte le situazioni cliniche.
Nei casi, infine, in cui bisogna procedere all’avulsione di un elemento dentario irrecuperabile affetto da
flogosi acuta viene osservato, prima del posizionamento dell’impianto, un tempo di attesa adeguato a
consentire la guarigione del sito post-estrattivo. In pazienti selezionati e casi particolari e possibile
eseguire una chirurgia implantare post-estrattiva immediata.
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Gli impianti dentali sono “dispositivi medici” e, pertanto, devono possedere la certificazione che attesti i
requisiti di sicurezza rispondenti alla compatibilità biologica e alle finalità funzionali ed estetiche per cui
vengono utilizzati.
La certificazione indispensabile per la commercializzazione nel nostro Paese garantisce che le
caratteristiche merceologiche dei materiali dichiarate dal fabbricante sono conformi agli standard
richiesti dalla normativa comunitaria.
In particolare, la comparazione, la selezione e la lavorazione delle materie prime (sia per gli impianti che
per gli altri biomateriali di impiego implantare) devono rispettare gli standard internazionali e la Direttiva
Europea 93/42 CE in termini di certificazione di origine, biocompatibilità, tossicità, allergenicità e
sicurezza. Per la massima trasparenza sulla tracciabilità dell’impianto in uso si raccomanda di allegare e
conservare, fra la documentazione clinica del singolo caso, i documenti rilasciati dall’azienda produttrice
utili ad identificare l’impianto usato.
Gli impianti devono essere confezionati sterili per uso singolo e non devono più essere utilizzati (anche
se risterilizzati) dopo aver perso l’integrità della confezione o dopo la data di scadenza indicata.
• E’ consigliato, per la massima trasparenza sulla tracciabilità dell’impianto in uso, che la
documentazione identificativa rilasciata dall’azienda produttrice sia allegata e conservata
fra la documentazione clinica del singolo caso.
• Gli impianti devono essere confezionati sterili per uso singolo e non devono essere
utilizzati (anche se risterilizzati) dopo aver perso l’integrità della confezione o dopo la data
di scadenza indicata dal fabbricante.
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Numerosi studi attestano l’utilità di unire gli impianti tra di loro con un mezzo di contenzione, soprattutto
nei casi di ipotrofia dei processi alveolari e quando si programmi il carico immediato di impianti multipli.
La contenzione diminuisce l’effetto delle forze dislocanti permettendo, in combinazione con una corretta
gestione delle forze occlusali statiche e dinamiche, di migliorare le aspettative di successo della terapia
impianto-protesica anche in casi particolarmente difficili.
I sistemi di contenzione sono normalmente basati sull’uso di una barra o struttura metallica che unisce
gli impianti tra di loro. La barra/struttura può essere:
1. avvitata agli impianti
2. saldata agli impianti
Le barre avvitate agli impianti devono essere costruite con sistemi di grande precisione, per evitare
l’anomala distribuzione dei carichi e l’infiltrazione dei micro-gap.
La saldatura intra-orale del titanio prevede l’impiego di un apparecchiatura apposita che, con una
passaggio di carica elettrica talmente rapido da scaldare solamente il punto di giunzione, determina la
compenetrazione dei due elementi di titanio posti a contatto tra di loro. Oltre a permettere di saldare una
barra di titanio agli impianti, e utilizzabile per saldare direttamente gli impianti tra di loro e per ricostruire
monconi in titanio.
• La contenzione deve essere fatta con sistemi affidabili, basati sull’uso di strumenti
aggiornati al passo con i tempi, seguendo le indicazioni previste dalla tecnica.
• E’ consigliabile, in caso di dubbio, il controllo del successo degli impianti uniti dalla
barra di contenzione avvitata o saldata esaminandoli uno per uno con radiografie o anche
all’esame obiettivo dopo averli separati dalla barra di contenzione.
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In caso di riabilitazioni implanto-protesiche, al fine di garantire un adeguato comfort estetico-funzionale,
e possibile adottare soluzioni protesiche provvisorie fisse o rimovibili, che variano in relazione al tipo e
all’estensione dell’edentulia e alle esigenze del paziente.
Poiché e necessario limitare i carichi funzionali precoci che possono mobilizzare gli impianti durante la
fase di osteointegrazione, la protesi provvisoria deve essere progettata, costruita e utilizzata in modo da
non interferire con la guarigione del sito implantare e con il processo di osteointegrazione. A tale scopo,
quando possibile, sono da preferirsi protesi provvisorie ad appoggio dentale rispetto a soluzioni
rimovibili ad appoggio mucoso.
Solo in casi selezionati e possibile realizzare protesi provvisorie a supporto implantare, con o senza
carico funzionale, immediatamente dopo il posizionamento chirurgico degli impianti.
La progettazione e la realizzazione della protesi definitiva in implantologia orale rappresenta uno dei
momenti più importanti per il conseguimento di un predicibile successo a lungo termine. La precisione
dell’interfaccia tra protesi ed impianti rappresenta un fattore fondamentale ai fini della risposta biologica
e della prognosi a lungo termine della riabilitazione in quanto eventuali imprecisioni, irregolarità o gaps
non solo facilitano l’accumulo di placca, favorendo l’insorgenza di infezioni e infiammazioni dei tessuti
peri-implantari, ma possono anche compromettere la stabilita e la performance meccanica del sistema
nel suo insieme.
Per quanto riguarda il tipo di connessione protesi-impianto, avvitata o cementata, ad oggi in letteratura
non sono state rilevate differenze significative in termini di successo e sopravvivenza protesica.
• Al fine di garantire un adeguato comfort estetico-funzionale al paziente in trattamento
implanto-protesico, è possibile l’utilizzo di una protesi provvisoria purché progettata,
costruita e utilizzata in modo da non interferire con la guarigione del sito implantare e con
il processo di osteointegrazione.
• Quando possibile, sono da preferirsi protesi provvisorie ad appoggio dentale rispetto a
soluzioni rimovibili ad appoggio mucoso.
• A fini prognostici, è fondamentale la precisione dell’interfaccia protesi-impianto.
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• Dopo una riabilitazione implantare, il mantenimento in salute dei tessuti peri-implantari e
di tutto il cavo orale necessita di un corretto stile di vita, di una corretta igiene orale
domiciliare e di controlli periodici professionali.
Il paziente deve essere opportunamente informato che l’inosservanza delle istruzioni di igiene
domiciliare e dei richiami periodici professionali si associa all’aumentato rischio di complicanze infettivoinfiammatorie
dei tessuti dento-parodontali e peri-implantari.
Nell’ambito delle valutazioni periodiche, oltre a rinnovare la motivazione al paziente per il mantenimento
di un buon controllo di placca, e indicato effettuare il sondaggio dei tessuti perimplantari, per rilevare
l’eventuale esistenza di una patologia infettivo-infiammatoria che, quando presente, deve essere trattata
adeguatamente; in presenza di complicanze protesiche e opportuno intervenire precocemente.
I controlli radiografici, ove necessari, permettono di confermare la diagnosi clinica (senza sostituirsi ad
essa), monitorare la precisione e la stabilita della componentistica protesica e verificare il mantenimento
del livello di osso marginale.
In conclusione, la riabilitazione implanto-protesica dipende da numerosi fattori che, tutti insieme,
concorrono al raggiungimento e al mantenimento del successo clinico. Tra questi, particolare
importanza rivestono: una diagnosi accurata, un adeguato piano di trattamento, una corretta
realizzazione delle procedure chirurgiche e protesiche, un sistema implantare in regola con le norme
vigenti, le capacita dell’operatore e infine la corresponsabilizzazione del paziente.
La riabilitazione implanto-protesica, e, dunque, un trattamento ad alta valenza tecnologica, scientifica e
professionale la cui realizzazione necessita di attrezzature idonee e tecnologia disponibile. I costi della
riabilitazione risentono inevitabilmente degli investimenti sostenuti dal professionista per assicurarne
sicurezza e affidabilità nel medio e lungo periodo.
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Fonte:
RACCOMANDAZIONI CLINICHE IN ODONTOSTOMATOLOGIA
Ministero della Salute (GENNAIO 2014) Dipartimento della sanità pubblica e dell’innovazione
Pagg. 134-152

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